Monte Bianco
Il meteo sembra concedere una tregua al maltempo per venerdì 25 e sabato 26 giugno. Per i giorni successivi è prevista instabilità, ma le previsioni variano di giorno in giorno. Io e Bruno decidiamo di ripartire sperando le condizioni metereologiche si stabilizzino anche dalla domenica in poi. Torniamo in Val Veny e ci fermiamo al campeggio La Sorgente. Rivediamo Matteo ed Estelle all’accoglienza. Matteo ci informa delle condizioni del Monte Bianco… e come avevamo immaginato dobbiamo passare al piano B. La cresta del Brouillard è ancora carica di neve e le alte temperature dei giorni scorsi l’hanno mantenuta molle. E anche la Peuterey non è consigliabile. Optiamo per la normale italiana al Monte Bianco dal rifugio Gonnella e, con una deviazione, programmiamo di salire anche l’Aiguille de Bionassay. Dalla cima scenderemo verso il rifugio Torino per salire le altre cime del gruppo da lì accessibili. Matteo ci suggeriscie di spedire in funivia al rifugio Torino il materiale che non ci serve per la via normale. Ascoltiamo i suoi suggerimenti e ci fiondiamo a Courmayeur a lasciare la borsa con il materiale alla partenza della funivia e a comprare una corda più corta e leggera per la salita al Monte Bianco. Così carichiamo anche la nostra, seppur leggera, corda intera da 60 m in funivia.
Torniamo in Val Veny e iniziamo a salire verso il rifugio Gonnella. La salita è lunga, ma piacevole. Alla fine della strada asfaltata inizia il sentiero che passa nelle vicinanze del lago Combal e del lago Miage. Risaliamo la lunghissima e quasi piatta morena del ghiacciaio Miage. A circa metà morena, i massi e le pietre iniziano ad essere ricoperti dalla neve e da ciò che rimane della parte finale dell’immenso ghiacciaio. Qui tanti piccoli torrenti scorrono nel ghiacciaio scavandosi dei veri e propri “toboga”, come fossero scivoli d’acqua. Lasciamo il Miage e iniziamo a risalire il Glacier du Dôme. Si sale dal lato sinistro, su un ripido sentiero in molti punti attrezzato che permette di guadagnare rapidamente quota e in breve porta al rifugio Gonnella. Il rifugio si trova in un punto estramemente panoramico. In basso si vede il lungo percorso fatto per salire. Verso l’alto si vede il luogo dove è posta la capanna Sella e la cresta del Brouillard. Più a sinistra si intuisce l’itinerario che dovremo percorrere l’indomani verso la cima del Monte Bianco. Ariviamo al rifugio poco prima di cena. I gestori sono cordiali e il clima famigliare. Ci sistemiamo e affamati ci sediamo a tavola. Dopo mangiato ci corichiamo quasi subito… la colazione è prestissimo… a mezza notte… quasi un dopo cena, più che una colazione!
In realtà alle 23.30 ci svegliano… è già pronta la colazione… non vogliamo fare la figura dei pigri e in breve siamo seduti davanti alla tazza di caffè latte e the! Imbrago, scarponi, ramponi, ci leghiamo e partiamo. La salita dalla normale italiana è bellissima, risale il Glacier du Dôme che diventa sempre più ripido e nella parte finale risale le roccette della cresta che conduce in cima al Pitons des Italiens. Poco prima della cima scendiamo in direzione del colle di Bionassay dove inizia la salita all’Aiguille de Bionassay. La cresta novosa è affilatissima ed esposta. Fortunatamente la troviamo già tracciata e la neve è portante. Non troviamo grandi difficoltà nel percorrerla, dobbiamo solo prestare molta attenzione. Arrivati in cima, foto di rito e torniamo al colle de Bionassay, recuperiamo gli zaini e risaliamo in cima al Pitons des Italiens. È una cima di 4003 m situata sul confine tra Italia e Francia, che rientra nell’elenco “allargato” dei Quattromila e non tra gli 82 “ufficiali”.
Riprendiamo a salire lungo la via normale verso la nevosa calotta del Dôme du Gouter. La raggiungo rapidamente, mentre Bruno la aggira. Bruno non è rapidissimo e sente la quota, così decidiamo di fermarci alla capanna Vallot per ripararci dal forte vento e fare un the caldo. A parte il vento, la giornata è serena e riprendiamo a salire. Bruno non molla e arriviamo in cima al Monte Bianco, la cima Coppi del nostro giro. La vetta è una calotta nevosa da cui sia ha una vista a trecentosessanta gradi… del resto non ci sono punti più alti nel raggio di svariati chilometri e in effetti ogni altra cima sembra decisamente più bassa! Scattiamo qalche fotografia e iniziamo a scendere dal versante francese per la “Via dei Tre Monti”, così chiamata perchè prima di arrivare in cima al Monte Bianco passa vicino al Mont Blanc du Tacul e al Mont Maudit. La discesa non è difficile, ma abbastanza lunga e con continui sali e scendi. Quando siamo appena sotto al Mont Maudit, a malincuore, rincuncio a salire in cima… quando si è in due spesso le scelte vanno fatte in termini di cordata nell’ottica di tempistiche e sicurezza.
Una doppia su ancoraggio in loco e una corda fissa permettono di scendere verso il Col Maudit. La nostra corda però è troppo corta per superare la terminale… così improvvisiamo una calata su fungo per saltarla… per poi scoprire che poco più a sinistra (scendendo) si poteva passare abbastanza agevolmente senza calarsi. Dall’alto il passaggio non si vedeva!!!
Passiamo rapidamente sotto gli enormi e poco rassicuranti seracchi del Mont Blanc du Tacul e da qui in breve al Refuges des Cosmiques. Percorrendo l’ultima parte piatta di ghiacciao sotto il rifugio e l’Aiguille du Midi ricordo con piacere quando alcuni anni fa ero stato qui con Alberto ed Elia per scalare alcune goulotte. Decidiamo di fermarci al Refuges des Cosmiques… 24 km, più di 2700 m di dislivello e tre cime raggiunte… per oggi va bene! L’accoglienza cordiale, la cena ottima e abbondante, il rifugio bello e confortevole… meglio non si poteva chiedere!!!
Mi addormento appena tocco il letto e non vengo minimamente disturbato dagli alpinisti che si alzano alle tre, nonostante la preoccupazione della ragazza che ci ha assegnato la stanza la sera prima!
Ci alziamo con calma e in tarda mattinata partiamo per attraversare il Glacier du Geant verso il rifugio Torino. Questa giornata di riposo e di trasferimento difficilmente avrebbe permesso una salita… il mal tempo è in agguato già nel primissimo pomeriggio. Giriamo attorno al Mont Blanc du Tacul e passiamo vicino ai suoi satelliti… la Pointe Lachenal, la Californie, il Pilastro a Tre Punte, la Pyramide du Tacul, il Pic Adolphe Rey, il Petit e il Grand Capucin, il Trident du Tacul, la Chandelle, il Clocher e il Petit Clocher, il Pilier Rouge obelischi di ottima roccia percorsi da innumerevoli vie di roccia. Passando mi tornano in mente giornate passate con amici speciali. La traccia per il rifugio Torino passa attraverso grandi crepacci, enormi spaccature nel ghiacciaio. C’è però poco tempo per ammirare il panorama e fare foto, nuvoloni neri hanno già coperto il Mont Maudit e altri stanno salendo da Courmeyeur. Il Dente del Gigante sparisce tra le nuvole e poco dopo fa la stessa fine il gruppo dell’Aiguille Verte. Appena arrivati al rifugio iniziano a cadere gocce ghiacciate… scampati al maltempo ci gustiamo una fetta di torta!
Le previsioni per i giorni successivi sono inclementi. Vento forte e copertura nuvolosa. L’indomani sembra decente… coperto con alcune schiarite durante il giorno, qualche precipitazione verso le sei di pomeriggio e vento abbastanza forte… questo per lo meno la previsione del più ottmista tra i siti meteo! L’Arete du Diable è fuori discussione… vorremmo provare la Rochefort e il Dente del Gigante o almeno uno dei due… La mattina quando alle quattro usciamo dal rifugio la situazione è peggio del previsto. Vento forte e visibilità zero… con la frontale sembra di muoversi nella nebbia con gli abbaglianti accesi. Anche solo raggiungere la base del Dente del Gigante in queste condizioni è impossibile… dopo poco decidiamo di rientrare. Aspettiamo che sorga il sole, sperando che dissolva un po’ le nuvole… ma le condizioni peggiorano. Il vento aumenta e inizia a grandinare. Per oggi non si fa nulla! In mattinata consultiamo le previsioni che danno la medesima situazione per i prossimi giorni. Altro stop forzato… inutile aspettare qui condizioni migliori. Decidiamo di rientrare a casa e ripartire appena possibile per salire qualche cima del gruppo, se ci sarà tempo, altrimenti l’appuntamento è per i Grand Combin.
Francesco.
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